L’azienda agricola Graci è situata nella frazione Passopisciaro, del comune di Castiglione di Sicilia sul versante nord dell’Etna. Zone storicamente e tradizionalmente vocate per la produzione di vini d’eccellenza.
Le vigne si trovano nel cuore della Valle dell’Alcantara, in Contrada Arcurìa, in Contrada Feudo Di Mezzo e in Contrada Barbabecchi, a un’altitudine compresa tra i 600 e i 1.000 mt sul livello del mare.
Graci ha il privilegio di avere una parte dei vigneti impiantata a piede franco, cioè senza portainnesto da vite americana. La visione del mondo di Graci, vuole un uso centellinato e calibrato degli interventi in vigna, così non si utilizza il diserbo e si cerca fino al possibile di assecondare la natura e la sua energia creativa. Sull’Etna, più che in ogni altro posto dove c’è la produzione di vino, e dunque dove alberga la civiltà, la Natura incombe sull’insieme, e governa a suo piacimento.
Terra di ossimori, il vulcano siciliano è l’ossimoro per antonomasia: il calore del vulcano che pulsa nelle segrete vie e il freddo della neve, che per gran parte dell’anno imbianca le vette, sono un contrasto talmente affascinante da osservare, che perdersi in pensieri leggeri e trascendere è conseguenza naturale.
Anche in cantina non si utilizzano barriques, ma soltanto tini e botti di grande dimensione, prodotte con legni di lunghissima stagionatura. La barrique nella visione del mondo moderna, che al manicheismo tutto riconduce, prima era la salvezza ed elemento di pregio, strumento assoluto per fare un vino buono.
Ora sta diventando una sorta di anticristo, un massificatore, maleducato e molesto, dalla quale molti produttori ci tengono a prendere le distanze. La verità è molto più complicata, ed ha molte più tonalità di colore, che i soli bianchi e neri.
Etna Rosso Arcuria 2012 Graci
Dal colore si arriva e dal colore si parte:
Rosso rubino quasi brillante, al naso è da subito esplosivo, quasi portato dalla foga di dire, di parlare, di raccontare, che non si riesce a capire nel dettaglio ciò che dice. Non è che un attimo, perché bastano solo pochi istanti per vedere la grazia del quale è portatore. Frutti di bosco dai rossi ai bianchi, con lamponi e ribes dei due colori: quelli bianchi e quelli rossi. Alcuni accenni di frutta, ancora rossa, e spezie chiare e cupe come cannella e pepe.
Ma sono le erbe aromatiche a distinguerlo, le erbe che crescono e impreziosiscono tutto il Mediterraneo, il timo, la santoreggia, l’origano. In bocca è affascinante, espressivo e perfettamente indicativo del terroir. Durezze e morbidezze si avvicendano con gentilezza, quasi chiedendo il permesso. Il risultato è un vino adorabilmente complesso, che gratifica chi lo ha scelto. Lunghissimo. E si è felici che lo sia.
La chiusura la voglio lasciare a chi molto prima di me è andato in giro per l’Italia a cercare i vini veri, e molto meglio di me ha descritto l’Etna ed i suoi vini.
“[…] Incantato dal mattino di primo autunno, mentre nell’aria tepida e limpida, tra i muretti neri di lava, tra il profumo degli agrumeti e il loro verde compatto, cupo, brillante, risalivamo da Catania le pieghe più basse di quell’immenso mantello miracolosamente fertile che l’Etna ha steso tutto intorno a sé.
Ecco Viagrande, Pedara, Fleri, Malpasso, Pisano…sono proprio i terreni che il Garoglio, il Tommaseo dell’enologia, indica come caratterizzanti ed esclusivi per la produzione del vino, bianco e rosso, dell’Etna! Altro però leggere alcuni nomi su un manuale, magari confrontando sulla carta geografica le cifre altimetriche che corrispondono a quei nomi: e altro è salire gradatamente, lentamente, attraverso i paesini puliti e fioriti, in quell’aria che a poco a poco si fa sempre più leggera e fragrante. […]E’ vino di Sicilia, sì ma è anche vino di montagna: e quale montagna! Come il Gattinara sembra che attinga la sua forza al vento che passa sui ghiacciai del Rosa pochi minuti prima di soffiare tra le vigne; come il Rossese cresce tra il Mistral e lo Scirocco, tra i riflessi, egualmente vicini, dal mar Ligure e dal Clapier: così l’Etna Bianco, raccoglie e fonde, nel suo pallore e nel suo aroma, nella sua freschezza e nella sua vena nascosta di affumicato, le nevi perenni della vetta e il fuoco del vulcano”
Mario Soldati, “Vino al vino”, primo viaggio autunno 1968.