Colore rosso rubino con chiare ombre granata, al naso appena stappato si manifesta silente, ma non è che l’attesa, la piacevole attesa che serpeggia tra brusii e note sparse dei diversi strumenti. Poi la bacchetta tocca il leggio, e nell’aria resta sospesa. D’improvviso silenzio. Gli occhi del Maestro cercano gli altri. Silenzio. Anche la mosca comprende, si posa ed attende. Gentile e decisa si muove, la mano. Torna a scorrere il tempo. Prima uno, poi l’altro ed insieme. Alla ricerca della suprema armonia. Solo l’orchestra ha questa magia.
Dopo il primo silenzio, come tutte le opere d’arte sorprende. Dei profumi la nitidezza, che immediatamente ti conducono al ricordo visivo dei medesimi, per la progressione, per il rapido susseguirsi, per il mostrarsi e il nascondersi, per l’ammiccare tra loro, quasi a chiamarsi. La natura fruttata ci racconta di ciliegie sotto spirito per prime, e le stesse cotte nel forno, poi le prugne rosse mature. Agli ottoni rispondono gli archi. Le spezie son dolci e piccanti, la noce moscata ed il pepe bianco. Gentili note mentolate, di borotalco e di canfora, il frutto del caffè, e del cioccolato le fave, il tabacco, e a concludere il principe delle erbe aromatiche: il rosmarino.
Quando le premesse son queste, si indugia col naso, perché son belle, e perché della bocca si teme il disincanto. Torna l’attesa, che sale e risale. Come quando si aspetta una bella notizia…e questa arriva ancora più bella, così arriva il gusto.
In bocca è incredibile la dimensione dell’ossimorica potenza. Decisa, autorevole eppure anche morbida. Le sensazioni tattili cedute da tannini, ci raccontano di una perfetta maturazione e di una gentile estrazione. Il lento scorrere del tempo, e le polimerizzazioni han fatto il resto. Ricorda il velluto con le sue coste, che a passarci la mano è morbido e ruvido. La mineralità ben evidente sostiene l’aspetto severo, e l’acidità corrobora il tutto.
Se è vero che l’equilibrio è una ricerca, per inseguirlo troviamo grado alcolico e polialcoli in grande spolvero. Perché è proprio la burrosa cremosità a dare consistenza e dunque armonia all’insieme.
Lunghissimo, incredibile, quasi interminabile il finale.
L’imbarazzo che si prova davanti a tali capolavori, è quello non di trovare aggettivi adeguati, e di comprendere fino in fondo lo scarto che esiste tra le sensazioni, le emozioni provate e la capacità limitata, delle parole pensate e scritte, di farle rivivere.
Molti producono Baroli di ottima fattura, capaci di emozionare, ciò che fa dell’azienda Giacomo Conterno una delle migliori al mondo è che ogni annata del Monfortino è così. Tutte diverse, come la natura vorrebbe, e tutte incredibilmente strepitose.
Ecco perché l’arte va vissuta. Ecco perché a teatro bisogna andarci.
E forse basta dire che il Barolo Riserva Monfortino è sempre un opera d’arte, tra le più belle nel mondo.
Perché se bastasse uno spartito per fare un pianista, saremmo tutti musicisti.
E’ l’interpretazione a fare la differenza.
Fabrizio Buoli
Qui umile amanuense
Degustazione di:
Nicola Scognamillo: 97 punti su 100, dove tra qualche anno arriva di certo.