Descrizione
Langhe Nebbiolo 2016 Cascina Alberta
Nebbiolo 100%
In conversione Biologica.
Con la vendemmia 2018 avrà anche il bollino della certificazione.
Le uve provengono dallo stesso vigneto che va a comporre il Barbaresco Giacone. Solo una questione di età le differenzia nella destinazione. Le viti del Langhe Nebbiolo hanno un’età che va dai 10 ai 20 anni. Il comune è quello di Treiso.
Il vigneto ha un altitudine media di 350 metri s.l.m ed ha un esposizione solare che va da Sud a Sud – Ovest.
Il terreno è calcareo tendente al sabbioso
La resa per ettaro è di 65 ettolitri.
La vendemmia è effettuata a mano in cassette, ed in base all’annata avviene tra fine settembre e metà ottobre.
L’uva giunta in cantina viene pressata delicatamente e immediatamente si aggiungono lieviti indigeni selezionati alla francese. Cioè si uniscono in una classica arbanella di vetro 2/3 di acini appena raccolti e schiacciati ad 1/3 di vino dell’annata precedente. La fermentazione avviene in serbatoi inox a temperatura controllata con rimontaggi giornalieri. Il tempo varia in base all’annata, ma normalmente si attesta intorno ai 20 giorni.
Terminata la fermentazione si procede con la svinatura e successivamente il vino affina per 6 mesi in botti da 15 e 25 ettolitri di rovere di slavonia. In questi contenitori svolge la trasformazione malo lattica.
Langhe Nebbiolo 2016 Cascina Alberta
Rosso rubino scarico.
Al naso ha profumi di fiori e frutti rossi e di bosco freschi. Trai primi possiamo distinguere la rosa e la violetta, mentre tra i secondi l’amarena, il ribes, la fragolina selvatica e il lampone spiccano sugli altri. Anche alcune idee del sottobosco, quell’insieme di profumi di erba, muschio, fieno, foglie e rami secchi.
Al palato è più che soddisfacente, per delle splendide durezze a dare rigidezza alla struttura, ed adeguate morbidezze a dare sostanza. Tornano gli aromi di frutta per un finale in crescendo.
Provenendo dallo stesso vigneto del Giacone, le uve, che spremute creano il Langhe Nebbiolo, potrebbero contribuire a realizzare il Barbaresco. Si distingue dal fratello maggiore, per l’immediatezza, per i profumi di frutta fresca che dominano il profilo. Ecco perché è così buono. Diverso dal Barbaresco, eppure così vicino a ricordarlo.
Accompagna i tajarin con tartufo, il filetto di Fassona cotto in padella e sfumato con lo stesso nebbiolo. Ottimo anche con la piccola cacciagione da piuma: tordi ripieni e beccaccini lardellati.