L’amore vince su tutto.
…Massussi è la più piccola azienda di Franciacorta del Consorzio. E’ anche quella con i vigneti più a Nord, e una delle tre, che possono vantare di avere delle vigne a 400 metri sul livello del mare.
Luigi Massussi mi accoglie e mi conduce lateralmente in una stanza arredata in maniera semplice, come spesso lo sono le case dei contadini. Chi lavora la terra, è essenziale. I mobili svolgono una funzione. Servono a contenere. E devono durare nel tempo. Una credenza con i vetri “nasconde” i bicchieri. Una sedia contro il muro serve per l’appoggio dei pantaloni da campagna. Nulla che sia presente in tutta la stanza, è lì al solo scopo di essere guardato. Non c’è spazio per l’estetica. Anche i profumi sono gli stessi della mia adolescenza, li riconosco. E sono quelli che trovo ancora nella casa del mio fratello, Cristiano Micheletti, a Fontanella di Sotto il Monte. Casa di contadini, casa semplice, riscaldata da un camino enorme. La stessa casa dove si rifugiava Padre Turoldo, quando era stanco, quando voleva sottrarsi alle troppe attenzioni dell’intellighenzia mondiale degli anni ’70. Quando “La Casa di Emmaus”, da Turoldo fondata, era uno dei luoghi di ritrovo, di discussione, di confronto, di Guglielmo Zucconi, Ermanno Olmi, Pier Paolo Pasolini e Franco Battiato, tra i tanti.
Luigi assomiglia molto a Cristiano. Forse sono tutti i contadini ad assomigliarsi. Ci dev’essere un filo invisibile, che lega gli uni agli altri. Loro conoscono la distanza che c’è dal braccio alla terra. Loro sanno una cosa che tutti gli altri uomini hanno dimenticato. Loro sanno che è la natura a comandare. Loro sanno che la natura va rispettata ed amata. Loro sanno, che chi pensa di piegare la Natura ai propri fini commerciali, è pazzo. Perché la natura non ha fretta, ci metterà il tempo che ritiene necessario, ma poi…
Ci sono volte in cui penso che ci metta troppo tempo, e soprattutto che sia cieca. Perché non colpisce chi l’ha violentata, ma i figli e i figli dei figli. Così venendo meno il nesso logico di causa ed effetto, con immediata conseguenza su chi distrugge l’ambiente, si perdono le tracce della colpa.
Seduti attorno al tavolo, ascolto Luigi, che sommessamente introduce la sua azienda. Non è a suo agio, non ha perso tempo a fare corsi di comunicazione, ma non per questo non è chiaro. Perché il suo obiettivo non è quello di auto celebrarsi, ma di dare informazioni.
L’azienda agricola ha origini recenti, nasce nel 1985 col nome Ruggeri, il cognome della Madre. Recenti, ma anche antiche. Recenti se paragonate ad aziende vitivinicole di altre zone, che hanno radici nei secoli scorsi, antiche, se la prospettiva è quella delle aziende di vino costituite per produrre Metodo Classico proprio in Franciacorta. I vigneti erano stati piantati nel 1980, con l’intenzione di fare Bollicine. Nel 1985 si arriva a creare le prime 500 bottiglie.
La svolta arriva quando Luigi sale al comando. Autodidatta, non ha frequentato nessuna scuola di Agraria, e nessuna scuola di Enologia. Nel 2005 segue un corso di un anno alla Pastori di Brescia sul mondo del vino, patrocinato dalla regione Lombardia e finanziato dalla Comunità Europea. Lo stage di conoscenza pratica lo svolge presso l’azienda vitivinicola Bosio. Da Cesare Bosio, agronomo di conclamata autorevolezza, apprende molto. Lo unisce ai secoli di sapienza ereditati dalle generazioni che l’hanno preceduto. Secoli di terra e di cielo. Secoli di lacrime e sudore.
Luigi è umile, parla a voce bassa, quasi avesse paura di disturbare. Racconta della sua vigna, della particolarità dei suoi terreni, del progetto della cantina. Non si vanta di nulla. I suoi numeri fanno ridere, ne è consapevole. Due ettari di vigna. Diecimila bottiglie prodotte. Solo dal 2008 è socio del consorzio.
Luigi è un talento ed è fortunato. Luigi è curioso, osserva, ascolta e non ha una risposta per tutto. Il che lo pone in una condizione di vantaggio su molti suoi colleghi. Perché sa una cosa in più di loro. Sa di non sapere. Ha principi saldi, che nascono dalla zappa. Ha sensibilità e conoscenza. E’ anche fortunato certo, per i terreni che ha avuto dai suoi genitori. Ma avere un terreno predisposto non ne consegue che il vino sarà per forza buono. In Italia ne abbiamo moltissimi esempi.
Che il terreno sia vocato, probabilmente come nessun altro in Franciacorta, lo si capisce dal primo assaggio. Se poi vogliamo approfondire, scopriamo dai primi documenti storici affidabili, cioè le mappe del catasto napoleonico 1808-1812 di Bosine, che proprio sul terreno di Luigi, e solo su quello, c’era un vigneto.
Luigi in quel vigneto ci va insieme al padre, quasi ogni giorno. Luigi conosce ogni pianta. Padroneggia pregi e difetti di tutte quante. Non so se gli parli, non ci sarebbe nulla di strano, ma so che le ascolta. Io parlavo con le piante di ulivo, quando mi arrampicavo con mio fratello Marco Marchiano per sbattere le olive, e prestavo attenzione. Perché i rami primi di spezzarsi, te lo dicono che stanno per farlo. Basta saperli ascoltare.
Coltiva i campi senza uso di diserbanti, antiparassitari e concimi chimici. Pratica l’inerbimento tra i filari, di piante arricchenti del suolo. In cantina non aggiunge nulla. Solo lo zucchero e i lieviti per la rifermentazione. E alla sboccatura aggiunge vino della stessa annata e la quantità di zuccheri necessaria al dosaggio.
In Franciacorta è pratica molto diffusa correggere qua e là, esattamente come fare la liqueur d’expedition con vino di annate più vecchie.
Luigi si alza per andare a prendere i vini dal frigo. Frigo che è in un’altra stanza. Versa il Satèn, e riprende a raccontare. Se fosse stato un film, la messa a fuoco sarebbe stata su Luigi. Nel preciso istante in cui avessi annusato il vino, Luigi sarebbe diventato una macchia di colore e la sua voce lontana, appena accennata. Il fuoco sarebbe passato sul bicchiere, in primissimo piano, con i rumori delle bolle di carbonica, che esplodevano in superficie.
Eppure non era un film, ma la vita reale. Perché aveva ragione Alfred Hitchcock a dire, che il film non è altro che la vita reale, con le parti noiose tagliate.
Lo assaggio.
Sorrido.
Mi emoziono.
Capisco di essere nuovamente innamorato. Non di un vino, non di una denominazione, ma di un’emozione.
Ecco impressioni e valutazioni
Franciacorta brut Satèn 2011,
Franciacorta brut Mi & Mi 2013,
Franciacorta extra-brut Rosè Cuvée del Lago 2011
Franciacorta extra-brut Riserva Curtel 2009.
L’amore non accetta regole e limiti. Perché l’amore è liquido. I liquidi non hanno forma propria, ma si adattano al contenitore che li contiene. Eppure non si può possederli, ne stringerli tra le dita. L’amore non ha padroni, non ha vittime né carnefici. Altrimenti non è amore.
L’amore vince su tutto.
Sono innamorato. Sono innamorato di una donna bellissima, che ho conosciuto tanto tempo fa, quando entrambi eravamo molto giovani. Adesso è cresciuta, ha fatto i suoi errori, come io ho fatto i miei. Pensavo di non trovarla più. Pensavo di averla persa…
Fabrizio Buoli