Come ben potete immaginare, il 98% dei vini che assaggio in queste degustazioni, non lo deglutisco, sono qui per lavorare, non per svagarmi in compagnia di amici o clienti.
Cambia la prospettiva, cambiano gli scopi da raggiungere, e si invertono le proporzioni.
Quando si è giovani si cerca di bere il meno possibile, cercando di spendere il meno possibile, (son pur sempre ligure), per essere ubriachi il prima possibile. Quando si ha la mia età si vorrebbe bere il più possibile, rimane costante la spesa, che dev’essere sempre il meno possibile, (son rimasto ligure), per non essere mai ebbro, men che meno ubriaco. L’ebbrezza è diventata la mia nemica.
Il metodo impone disciplina, e la disciplina vuole lucidità. L’alcol è il nemico per antonomasia della lucidità. E’ quel giullare dispettoso, che vi toglie la sedia proprio mentre vi state sedendo. Quello che sega la gamba al tavolo, dove vi state appoggiando. Dal pavimento su quale siete rovinati, confusi lo cercate con lo sguardo. In un istante la prospettiva determina il senso. L’alcol non è il problema. Il problema è l’uso che se ne fa, e in quale contesto lo si usa. L’alcol è un ironico, chiassoso e divertente compagno di bisboccia, un pessimo e sarcastico compare di degustazione, devastante e perfido nemico quando si guida.
Perché per dirla alla Corto Maltese, molti confondono ironia e sarcasmo, ma la differenza tra i due è la stessa che c’è tra un sospiro e un rutto. L’ironia ride con te, il sarcasmo di te.
Su quel pavimento è meglio sdraiarsi quando lo svago detta le regole, non quando si lavora o quando si viaggia. Molto meglio l’ironia, del sarcasmo…o del biasimo.
Fabrizio Buoli