Così, senza accorgermi, seguendo il ruscello di gente che tutto porta con sé, contro le leggi che regolano la fisica dei fluidi, salgo al piano superiore, dove un grande prato verde di rimpetto alla struttura schierata ad angolo acuto mi conforta. Color mattone, e di mattoni soprapposti composta, accoglie i grandi vini rossi e anche qualche bianco. Anche lui grande s’intende. Ancora Francia, ma la Francia nascosta, la Francia enologicamente non celebre, il Bandol.
Bandol è una AOC del sud della Francia, nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, nel dipartimento del Var. La vendemmia, la vinificazione e la maturazione dei vini deve avvenire all’interno dei comuni: Bandol, Le Beausset, La Cadière d’Azur, la Castellet, Evenos, Ollioules, Sanary-sur-Mer, Saint-Cyr-sur-Mer.
Le uve previste sono per il Rosso:
Varietà principali: Cinsault, Grenache, Mourvedre, dove il Mouvedre dev’essere dal 50% al 95% dell’uvaggio.
Le varietà secondarie sono: Carignan, Syrah e possono essere singolarmente al 10%, e insieme al 20% dell’uvaggio.
Le uve previste per il Rosè:
Varietà principali: Cinsault, Grenache, Mourvedre; il Mouvedre dev’essere dal 20% al 95% dell’uvaggio totale.
Varietà secondarie: Bourboulenc B, Carignan, Clairette B, Syrah, Ugni Blanc B (Trebbiano toscano); possono essere singolarmente al massimo al 10% e totalmente al 20%. (La B dopo il vitigno indica il colore dell’uva bianca, mentre le altre sono varietà a bacca rossa).
Le uve previste per il Bianco:
Varietà principali: Bourboulenc, Clairette, Ugni Blanc (Trebbiano toscano); dove la Clairette dev’essere dal 50% al 95%.
Varietà secondarie: Marsanne, Sauvignon Blanc, Semillon, Vermentino; ogni varietà può essere singolarmente al massimo al 10% e globalmente al 20% dell’uvaggio totale.
Uno dei migliori produttori di Bandol di certo è Château de Pibarnon dove assaggio ed apprezzo il bianco 2014, costituito a metà tra Clairette e Bourboulenc con profumi di fiori e frutta fresca e una buona consistenza in bocca supportata dal residuo zuccherino. Il Rosè composto da 60% Mourvedre e 40% Cinsault, davvero piacevole, con i frutti di bosco appena accennati, insieme ad un bel mazzo di rose rosse a dare consistenza ed eleganza all’insieme.
Così arriviamo al vino “Pesante”, al vino di massimo spessore, al vino monumentale: Il Bandol Rouge che noi assaggiamo nell’annata 2013 e nella 2011. Composto al 90% da Mourvedre e al 10% da Grenache è davvero incantevole con profumi di frutta matura, spezie e di minerali. La perfetta trama tannica lo porterà certo ad invecchiare meravigliosamente per anni. Questa capacità la si osserva e comprende dopo aver assaggiato la 2011, oltre alla frutta matura, memorabile è il cassis, ma anche lampone e ribes, le spezie e i profumi minerali, di ghiaia e petrolio abbiamo profumi estremamente complessi della famiglia degli Eterei: ceralacca e smalto.
[Château de Pibarnon: il panorama]
Restando sempre nella stessa regione, ma cambiando distretto, dal Var passiamo al Vaucluse, vicino al Bandol sia da Ceretto come nella realtà, troviamo un produttore di un’altra denominazione legata al corso del fiume Rodano: Châteauneuf du Pape. Durante la cattività avignonese, cioè quando il papato fu trasferito da Roma ad Avignone (1309-1377), Papa Giovanni XXII (1316-1334) fece costruire a Châteauneuf du Pape una fortezza, che poi diventò la residenza estiva dei Papi. Furono proprio i Papi a scoprire la grande ricchezza del Terroir della zona, così da contribuire a renderlo famoso presso le corti d’Europa con l’appellativo del vino dei Papi.
Dalla storia al presente, posso dire che le due denominazioni super celebri del Rodano, costituiscono un assioma con l’uva di riferimento: Hermitage sta al Syrah come lo Châteauneuf du Pape sta alla Grenache. Qui trovo due aziende entrambe in conduzione biologica, entrambe interessanti: Le Clos du Caillou e Clos des Papes.
[Clos de Caillou: la cantina]
Clos de Caillou ha in degustazione il Côte du Rhône Les Bouquet des Garrigues 2014 costituito da Grenache 85%, Syrah 10% e 5% di Carignan e Mourvedre caratterizzato da un naso fruttato ed insieme minerale, con profumi di frutta rossa e grafite; poi assaggio lo Châteauneuf du Pape Tradition 2014 che ha ottimi profumi di erbe aromatiche come alloro, timo, poi spezie, e il profumi tipici dei cespugli ispidi che costellano tutto il mediterraneo in prossimità delle coste: la macchia.
Clos des Papes ci permette di assaggiare lo Châteauneuf du Pape blanc 2015 composto in percentuali uguali da Roussane, Grenache Blanc, Clairette, Bourboulenc e Picpoul, molto affascinante adesso, ma sempre se considerato in prospettiva, diverrà emozionante, di quelli che non si può dimenticare. A seguire e a concludere la terza parte, l’Azienda Clos des Papes ci premia con gli Châteauneuf du Pape Rouge 2012 e 2013 di incredibile eleganza e compostezza, con frutta, spezie ed eterei a dominare un naso ricco ed espressivo.
L’anima e il segreto dello Châteauneuf du Pape sono nel vitigno più ricco ed espressivo tra i molteplici che il disciplinare permette: la Grenache. L’origine è spagnola, probabilmente Catalogna o Arragona dove si chiama Garnatxa e Garnacha. Dalla penisola iberica nel corso del tempo inizia una migrazione del tutto particolare, perché in ogni terra che tocca, assume un nome diverso: in Sardegna prende il nome di Cannonau; in Umbria di Gamay perugino; in Toscana, Sicilia e Calabria, Alicante. Anche in Liguria si coltiva ufficialmente con il nome Alicante, ma presso i coltivatori la chiamano Granaccia. In Veneto è il Tai (Tocai) rosso. Tuttavia, resta il fatto che, la migliore espressione, dove riesce a raggiungere insieme eleganza e potenza, dove la poesia diventa liquida, è a Châteauneuf du Pape. E’ la versatilità della Grenache noir, è l’umile nobiltà, che non è data da grotteschi titoli ereditati nel tempo, ma dalla capacità di emigrare ed adattarsi in territori diversi, per esprimersi sempre in maniera differente, restando inappuntabilmente affascinante.
Un solo vitigno, diversi nomi, moltissime emozioni.
Continua…
Fabrizio Buoli